Perche’ consultare uno psicoterapeuta

Dott.ssa Emanuela Marangon Psicologa Torino - Come lavoro

Viviamo in un contesto reso fragile dalle modalità di funzionamento del nostro attuale modello sociale. Alle costrizioni del passato si sono sostituite oggi le soddisfazioni che possiamo avere in modo immediato e spesso anche a poco prezzo. Luci divertimento cibo oggetti di tutti i tipi: la felicità sembra a portata di mano e la solitudine è dietro l’angolo ,che ci accompagna in questi godimenti sempre più individualistici. Dobbiamo imparare a possedere le competenze richieste dalle nuove tecnologie e questo ci costa una rinuncia in termini di creatività e potremmo dire di umanità. il cibo può diventare allora il modo rassicurante ma regressivo di contatto con il nostro corpo un contatto che non abbiamo più attraverso la presenza degli altri. Fino a che l’abbuffata ,la fame nervosa, il pensiero costante al cibo non diventano un problema.

Tristezza, solitudine, ansia da prestazione, difficoltà di comunicazione testimoniano della fatica che oggi il soggetto si trova a vivere, isolato senza punti di riferimento che non siano legati al consumo. E questo a qualunque età della vita. Tutto incoraggia ad essere sempre più fuori di sé ,a non pensare, al punto che può diventare problematico rientrare in se stessi per concedersi al sonno. Ecco allora l’insonnia testimoniare di una impossibilità di abbandonarsi di lasciarsi andare. Bisogna tenere il controllo. Sembra che la parola amore con ciò che comporta di lavoro e impegno sia passata di moda .Diceva Freud che al termine di una psicoanalisi il soggetto deve essere  in grado di amare e lavorare. Oggi come allora ,sia l’amore che il lavoro fanno problema.

Consultare lo psicoterapeuta in questi ambiti permette prima di tutto di potere parlare dare voce all’esperienza che si sta vivendo, prendendosi il tempo soggettivo personale per farlo. La questione del tempo soggettivo è molto importante perché oggi si vive in un tempo scandito dai funzionamenti tecnologici ai quali ci si deve assoggettare. Perciò una psicoterapia è un’esperienza che prima di ogni altra cosa rimette al centro il soggetto e smonta piano piano l’ansia da prestazione che è centrale nel disagio lamentato anche se non sempre se ne ha la consapevolezza.

In questa esperienza di parola tenendo sempre centrale il tema dell’amore e del lavoro il soggetto viene a confrontarsi con le figure reali o immaginarie attuali o passate che influenzano la sua vita le sue idee il suo comportamento , si vede in relazione a queste figure e mette a fuoco qual è la sua posizione nel produrre i sintomi patologici. Poi, impara a saperci fare ,con i suoi sintomi.

È una psicoterapia una promessa di felicità? È un oggetto acquistabile nell’immensa offerta del mercato capitalistico attuale? Può anche darsi. Di sicuro non è un prodotto costruito da altri ma il soggetto , con lo psicoterapeuta accanto ,deve lavorarci e anche duramente. È di sicuro una esperienza di grande libertà. A poco a poco si aprono orizzonti impensabili prima. Ne nasce una forza o forse la si riscopre :intima, profonda, una capacità di rilanciare, che è nello stesso tempo energia e possibilità di tenere ora finalmente i piedi bene piazzati a terra, per non cedere su ciò che veramente è nel desiderio del soggetto.
E con questa modalità nuova a disposizione si è fin da subito diversi in mezzo agli altri; chi ci sta intorno sente e si trova coinvolto a sua volta nel cambiamento in atto :che sia partner, figlio, genitore, compagno di lavoro, amico, collega, perché l’altro è sempre presente in noi o intorno a noi e se ci si salva ci si salva insieme

 

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