Come fa notare un lettore commentando i precedenti post “Mi innamoro di chi mi è uguale o diverso?” e “Vita di Coppia”,: ma se ci piace colui o colei in cui ci rispecchiamo, allora finisce la specie…cioè, se ci alleiamo con il simile, dove è l’evoluzione, il cambiamento, il rinnovamento, dove e’ l’incontro con l’altro da sè?
A questa osservazione la psicanalisi dedica molto interesse teorico ,basandosi sulle osservazioni della pratica clinica in studio.
Vediamo quindi che l’innamoramento è basato sull’identificazione, anche inconscia, del soggetto ad un tratto anche minimo di un altro: una particolare luce degli occhi per esempio. Ed è un rispecchiamento all’altro preso come simile, come uguale .C’è identificazione.
Questo è l’aspetto narcisistico dell’incontro della coppia. Mi innamoro dell’altro in quanto simile. Mi rispecchio nell’altro.
Ma si vada a vedere il mito di Narciso.
Narciso rispecchiandosi nell’acqua della fonte vede un viso di rara bellezza di cui si innamora, non lo riconosce come proprio e lo contempla disinteressandosi completamente del mondo intorno, fino a morirne.
L’aspetto narcisistico dell’amore è mortifero, ci dice la teoria psicanalitica basabdosi sulla pratica clinica.
E tutto il lavoro d’amore a cui si accennava nel primo post è quello per giungere a cogliere almeno un po’ dell’altro in quanto altro (da sè).
Questo è il lavoro d’amore in ciò che va oltre all’innamoramento.
E quindi arriva nel dopo, non c’è all’inizio.